Ho cambiato email, devo migrare l'account e il solo pensiero "mi devasta" per citare zerocalcare
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> "se avessi letto i due link che ti ho passato nel mio post precedente e leggessi almeno qualcuno dei post che trovi a questo, https://gerrymcgovern.com/new-thinking/, ti verrebbe per lo meno il dubbio che, almeno al presente, non sarebbe tecnologicamente possibile nemmeno in alcun ipotetico sistema alternativo al capitalismo, produrre quelle strutture evitando di emettere co2"
i link che hai condiviso li avevo letti già ieri prima di risponderti ma per me hanno un grosso limite. è ovvio che la produzione capitalistica di pannelli solari è insostenibile ecologicamente. perchè il pannello solare nel capitalismo è una merce e, come ogni merce, non viene prodotta per soddisfare un bisogno ma perchè il capitalista deve venderne il maggior numero per farci il massimo profitto, altrimenti
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@colmansmith @d10c4n3 @jones la sua impresa capitalistica va in crisi. indipendentemente da quale bisogno di pannelli solari ci sia in un determinato momento. e infatti ogni settore produttivo nel capitalismo finisce periodicamente e sistematicamente in crisi di sovrapproduzione (c'è troppa offerta di merci rispetto a quanto la domanda ne possa assorbire).
in una società in cui la produzione non si basa sul profitto, una volta che ho prodotto dei beni durevoli per tuttә quelli che ne hanno bisogno (un pannello solare ha un ciclo di vita che dura in media 20 anni), se ne riparla tra 20 anni di produrli di nuovo. non ho bisogno di produrre continuamente ogni giorno n-mila modelli diversi di elettrodomestici, lavatrici, telefonini, laptop, tutti con una obsolescenza programmata di 5 anni massimo
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@colmansmith @d10c4n3 @jones la sua impresa capitalistica va in crisi. indipendentemente da quale bisogno di pannelli solari ci sia in un determinato momento. e infatti ogni settore produttivo nel capitalismo finisce periodicamente e sistematicamente in crisi di sovrapproduzione (c'è troppa offerta di merci rispetto a quanto la domanda ne possa assorbire).
in una società in cui la produzione non si basa sul profitto, una volta che ho prodotto dei beni durevoli per tuttә quelli che ne hanno bisogno (un pannello solare ha un ciclo di vita che dura in media 20 anni), se ne riparla tra 20 anni di produrli di nuovo. non ho bisogno di produrre continuamente ogni giorno n-mila modelli diversi di elettrodomestici, lavatrici, telefonini, laptop, tutti con una obsolescenza programmata di 5 anni massimo
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@colmansmith @d10c4n3 @jones "sennò come faccio io capitalista a garantirmi un profitto".
questo abbatterebbe drasticamente le emissioni e l'inquinamento.
> "'acciaio oggi non può essere prodotto senza bruciare carbone"
non è vero o quanto meno era vero fino a qualche anno fa. oggi esistono acciaierie (entrate da poco in funzione o che stanno entrando a regime dopo una fase sperimentale) che funzionano a idrogeno verde, ottenuto per elettrolisi dell'acqua attraverso energia eolica o solare. alcuni esempi: l'acciaieria Hybrit in Svezia, Kapfenberg in Austria, Dalmine in Lombardia.
ArcelorMittal si è tirata indietro nella creazione di un'acciaieria a idrogeno in Germania perchè troppo costosa. a dimostrazione ancora una volta che non si tratta di limiti tecnici ma di sistema sociale. -
@colmansmith @d10c4n3 @jones "sennò come faccio io capitalista a garantirmi un profitto".
questo abbatterebbe drasticamente le emissioni e l'inquinamento.
> "'acciaio oggi non può essere prodotto senza bruciare carbone"
non è vero o quanto meno era vero fino a qualche anno fa. oggi esistono acciaierie (entrate da poco in funzione o che stanno entrando a regime dopo una fase sperimentale) che funzionano a idrogeno verde, ottenuto per elettrolisi dell'acqua attraverso energia eolica o solare. alcuni esempi: l'acciaieria Hybrit in Svezia, Kapfenberg in Austria, Dalmine in Lombardia.
ArcelorMittal si è tirata indietro nella creazione di un'acciaieria a idrogeno in Germania perchè troppo costosa. a dimostrazione ancora una volta che non si tratta di limiti tecnici ma di sistema sociale.Io ho parecchi dubbi sul fatto che le tecnologie odierne nel loro insieme sarebbero sostenibili in qualsiasi sistema. Bisognerebbe analizzare la sostenibilità di ciascuna tenendo presente tutta la filiera, dall'estrazione dei materiali grezzi alla loro lavorazione-raffinazione alla costruzione delle infrastrutture per la produzione energetica e industriale alle possibilità di riciclo allo smaltimento dei residui tossici.
Inoltre ho il grande dubbio che non ci sarebbe lo "spazio di manovra": per restare solo alla produzione di elettricità, anche ipotizzando che oggi eolico, idroelettrico, fotovoltaico, fototermico siano tutte sostenibili dal punto di vista ecologico e sociale usando le tecnologie odierne più sostenibili lungo tutta la filiera di cui sopra, dovremmo smettere di usare tutte le altre domani, e avremmo un grosso calo dell'energia elettrica disponibile. Se invece ci limitassimo a ridurre la produzione delle centrali termoelettriche, che so, di 100gw per ogni 100gw di questa produzione ipoteticamente sostenibile, ho il grosso sospetto che la cosa andrebbe troppo per le lunghe rispetto all'eventualità dell'estinzione.(1/2)
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Io ho parecchi dubbi sul fatto che le tecnologie odierne nel loro insieme sarebbero sostenibili in qualsiasi sistema. Bisognerebbe analizzare la sostenibilità di ciascuna tenendo presente tutta la filiera, dall'estrazione dei materiali grezzi alla loro lavorazione-raffinazione alla costruzione delle infrastrutture per la produzione energetica e industriale alle possibilità di riciclo allo smaltimento dei residui tossici.
Inoltre ho il grande dubbio che non ci sarebbe lo "spazio di manovra": per restare solo alla produzione di elettricità, anche ipotizzando che oggi eolico, idroelettrico, fotovoltaico, fototermico siano tutte sostenibili dal punto di vista ecologico e sociale usando le tecnologie odierne più sostenibili lungo tutta la filiera di cui sopra, dovremmo smettere di usare tutte le altre domani, e avremmo un grosso calo dell'energia elettrica disponibile. Se invece ci limitassimo a ridurre la produzione delle centrali termoelettriche, che so, di 100gw per ogni 100gw di questa produzione ipoteticamente sostenibile, ho il grosso sospetto che la cosa andrebbe troppo per le lunghe rispetto all'eventualità dell'estinzione.(1/2)
E stiamo parlando solo della produzione di elettricità, poi c'è tutto il resto: l'agricoltura, gli allevamenti intensivi, i trasporti, l'edilizia; e stiamo ancora parlando soltanto delle emissioni di gas serra, che sono solo uno dei 6 su 9 "planetary boundaries" da cui siamo ampiamente fuori (sono diventati 7 nel 2023 quelli da cui siamo fuori).
Insomma, pur non avendo conoscenza dello stato dell'arte delle tecnologie più sostenibili, mi sembra moltissimo plausibile che dovremmo prendere le infrastrutture industriali anche per spegnerle o ridurre moltissimo la produzione di quelle attualmente super-inquinanti, e quindi ridurre radicalmente i consumi, almeno per un po', soprattutto nei paesi "sviluppati".
Mi rendo conto che finché non fossero dimostrati, ridimensionati o esclusi con un approccio scientifico (stimando, ripeto, la sostenibilità potenziale delle filiere produttive in ogni suo stadio qualora impiegassero tutte le più sostenibili tra le tecnologie odierne; ecc.), questi miei dubbi basati su valutazioni comunque spannometriche non saranno del tutto credibili, ma personalmente non sono in grado di farle altrimenti.
Non mi hai risposto su "e allora come facciamo a riscaldarci senza inquinare troppo?".(2/2)
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E stiamo parlando solo della produzione di elettricità, poi c'è tutto il resto: l'agricoltura, gli allevamenti intensivi, i trasporti, l'edilizia; e stiamo ancora parlando soltanto delle emissioni di gas serra, che sono solo uno dei 6 su 9 "planetary boundaries" da cui siamo ampiamente fuori (sono diventati 7 nel 2023 quelli da cui siamo fuori).
Insomma, pur non avendo conoscenza dello stato dell'arte delle tecnologie più sostenibili, mi sembra moltissimo plausibile che dovremmo prendere le infrastrutture industriali anche per spegnerle o ridurre moltissimo la produzione di quelle attualmente super-inquinanti, e quindi ridurre radicalmente i consumi, almeno per un po', soprattutto nei paesi "sviluppati".
Mi rendo conto che finché non fossero dimostrati, ridimensionati o esclusi con un approccio scientifico (stimando, ripeto, la sostenibilità potenziale delle filiere produttive in ogni suo stadio qualora impiegassero tutte le più sostenibili tra le tecnologie odierne; ecc.), questi miei dubbi basati su valutazioni comunque spannometriche non saranno del tutto credibili, ma personalmente non sono in grado di farle altrimenti.
Non mi hai risposto su "e allora come facciamo a riscaldarci senza inquinare troppo?".(2/2)
> Non mi hai risposto su "e allora come facciamo a riscaldarci senza inquinare troppo?"
non sono un ingegnere e non ho la risposta per qualsiasi cosa. oggi però esistono tecniche di bioedilizia che permettono di creare ambienti domestici freschi d'estate e caldi d'inverno con materiali 100% naturali (paglia, calce, terra cruda, ecc), permettendo di abbattere i consumi e quindi l'inquinamento per il riscaldamento e raffreddamento delle abitazioni. e questa potrebbe essere una delle soluzioni.
proprio stamattina stavo vedendo questo:
https://iv.duti.dev/watch?v=-r0kr7lDY8U -
> Non mi hai risposto su "e allora come facciamo a riscaldarci senza inquinare troppo?"
non sono un ingegnere e non ho la risposta per qualsiasi cosa. oggi però esistono tecniche di bioedilizia che permettono di creare ambienti domestici freschi d'estate e caldi d'inverno con materiali 100% naturali (paglia, calce, terra cruda, ecc), permettendo di abbattere i consumi e quindi l'inquinamento per il riscaldamento e raffreddamento delle abitazioni. e questa potrebbe essere una delle soluzioni.
proprio stamattina stavo vedendo questo:
https://iv.duti.dev/watch?v=-r0kr7lDY8UIo capisco quando si dice "dovremmo ridurre drasticamente la produzione" ma il punto non è fare un taglio orizzontale. Sinceramente un sistema sociale che va a tagliare sulla produzione di farmaci "perchè inquina" può essere buttato nel dimenticatoio della storia prima ancora di nascere. Qualsiasi attività in una certa misura va a impattare sugli ecosistemi, se uno vuole adottare un approccio para religioso per cui questo va evitato nel modo più assoluto, prego, sappia che crea più problemi di quelli che risolve.
La questione è, come detto altre volte: per cosa produciamo? Per soddisfare i bisogni e migliorare le nostre vite o per il profitto? Alla fine questa è l'unica questione che conta, il resto è un contorno. -
Io capisco quando si dice "dovremmo ridurre drasticamente la produzione" ma il punto non è fare un taglio orizzontale. Sinceramente un sistema sociale che va a tagliare sulla produzione di farmaci "perchè inquina" può essere buttato nel dimenticatoio della storia prima ancora di nascere. Qualsiasi attività in una certa misura va a impattare sugli ecosistemi, se uno vuole adottare un approccio para religioso per cui questo va evitato nel modo più assoluto, prego, sappia che crea più problemi di quelli che risolve.
La questione è, come detto altre volte: per cosa produciamo? Per soddisfare i bisogni e migliorare le nostre vite o per il profitto? Alla fine questa è l'unica questione che conta, il resto è un contorno.@lorcon @muffa @colmansmith @d10c4n3
si ma sono d'accordo, solo che come ho scritto qui, https://todon.nl/@jones/115067891069406060, per «stimare la sostenibilità potenziale delle filiere produttive in ogni suo stadio qualora impiegassero tutte le più sostenibili tra le tecnologie odierne servirebbe una collaborazione enorme tra ingegneri e scienziati in tanti campi, cosa che almeno sotto il capitalismo vedo impossibile, ma che andrebbe fatta in vista di qualsiasi cambiamento radicale del sistema globale»... o anche dopo, ma subito dopo, e sarebbe comunque difficile farlo perché richiederebbe di accordarsi a livello globale tra comunità di tanti territori diversi.
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@lorcon @muffa @colmansmith @d10c4n3
si ma sono d'accordo, solo che come ho scritto qui, https://todon.nl/@jones/115067891069406060, per «stimare la sostenibilità potenziale delle filiere produttive in ogni suo stadio qualora impiegassero tutte le più sostenibili tra le tecnologie odierne servirebbe una collaborazione enorme tra ingegneri e scienziati in tanti campi, cosa che almeno sotto il capitalismo vedo impossibile, ma che andrebbe fatta in vista di qualsiasi cambiamento radicale del sistema globale»... o anche dopo, ma subito dopo, e sarebbe comunque difficile farlo perché richiederebbe di accordarsi a livello globale tra comunità di tanti territori diversi.
e troveremo il modo di farlo o creperemo nel tentativo, sicuramente è più sensato che le alternative (capitalismo o decrescita infelice)
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e troveremo il modo di farlo o creperemo nel tentativo, sicuramente è più sensato che le alternative (capitalismo o decrescita infelice)
@lorcon @muffa @colmansmith @d10c4n3
non so... il capitalismo è la merda assoluta che ci sta portando all'estinzione, ma la decrescita di per sé mi piace e per quanto mi riguarda ci vivrei volentieri, però poi mi rendo conto che non si diffonderà mai abbastanza senza agire anche sulla produzione, che comunque andrebbe socializzata per la giustizia sociale, per questo penso a prendere i mezzi di produzione e le terre, ma sono praticamente sicuro che anche quando l'avessimo fatto, sia in una prospettiva più libertaria, tipo confederalismo democratico dappertutto, sia in una più centralizzata tipo quelle con ancora lo stato (epperò finalmente in mano ai "poteri buoni" che non ci saranno mai), a tanta produzione e tanto consumo dovremmo rinunciare, si tratterebbe di stimare (idealmente ora, ma mi sa che è impossibile; forse però sarebbe possibile dopo l'internassionala) la sostenibilità di ogni filiera in ogni suo stadio in relazione a ogni possibile modo di produzione applicabile a quello stadio, e poi in base a queste stime decidere tutt'insieme globalmente cosa privilegiare (anch'io privilegerei tantissimo la salute, e in secondo luogo "internet" o una rete globale di comunicazione meno centralizzata, tipo rete mesh globale);
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@lorcon @muffa @colmansmith @d10c4n3
non so... il capitalismo è la merda assoluta che ci sta portando all'estinzione, ma la decrescita di per sé mi piace e per quanto mi riguarda ci vivrei volentieri, però poi mi rendo conto che non si diffonderà mai abbastanza senza agire anche sulla produzione, che comunque andrebbe socializzata per la giustizia sociale, per questo penso a prendere i mezzi di produzione e le terre, ma sono praticamente sicuro che anche quando l'avessimo fatto, sia in una prospettiva più libertaria, tipo confederalismo democratico dappertutto, sia in una più centralizzata tipo quelle con ancora lo stato (epperò finalmente in mano ai "poteri buoni" che non ci saranno mai), a tanta produzione e tanto consumo dovremmo rinunciare, si tratterebbe di stimare (idealmente ora, ma mi sa che è impossibile; forse però sarebbe possibile dopo l'internassionala) la sostenibilità di ogni filiera in ogni suo stadio in relazione a ogni possibile modo di produzione applicabile a quello stadio, e poi in base a queste stime decidere tutt'insieme globalmente cosa privilegiare (anch'io privilegerei tantissimo la salute, e in secondo luogo "internet" o una rete globale di comunicazione meno centralizzata, tipo rete mesh globale);
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@lorcon @muffa @colmansmith @d10c4n3
questo tra l'altro è un processo che vedrei più compatibile con un confederalismo democratico globale, che con accordi tra stati.
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@lorcon @muffa @colmansmith @d10c4n3
questo tra l'altro è un processo che vedrei più compatibile con un confederalismo democratico globale, che con accordi tra stati.
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@jones @lorcon @muffa @colmansmith decrescita è pure un termine ambiguo, perché tanti pensano a qualcosa come 'austero' o 'più povero'. La decrescita si riferisce soprattutto al tasso che riguarda il consumo energetico e altri consumi senza senso, certo. Per mantenere questi consumi noi invece siamo costretti e vivere in modo assurdo, in buona misura sarebbe anche una decrescita di rotture di coglioni per mantenere questi ritmi da drogati di labubu smartphone e puttanate simili.
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undefined rag. Gustavino Bevilacqua ha condiviso questa discussione
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@jones @lorcon @muffa @colmansmith decrescita è pure un termine ambiguo, perché tanti pensano a qualcosa come 'austero' o 'più povero'. La decrescita si riferisce soprattutto al tasso che riguarda il consumo energetico e altri consumi senza senso, certo. Per mantenere questi consumi noi invece siamo costretti e vivere in modo assurdo, in buona misura sarebbe anche una decrescita di rotture di coglioni per mantenere questi ritmi da drogati di labubu smartphone e puttanate simili.
Capisco ma io decrescita l ho sempre associato come termine a latouche e a una critica ai consumi che non riesce a divenire critica al modo di produzione, una cosa un po' da frikkettoni con i soldi - categoria che ahimè mi ha smerigliato le palline per un decennio - per cui è un termine che mi è sempre stato antipatico. Che poi la critica al consumismo ci sta eh, io a vedere i labubu o stronzate simili divento abbastanza feroce, però la trovo poco incisiva
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undefined Leo ha condiviso questa discussione
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Capisco ma io decrescita l ho sempre associato come termine a latouche e a una critica ai consumi che non riesce a divenire critica al modo di produzione, una cosa un po' da frikkettoni con i soldi - categoria che ahimè mi ha smerigliato le palline per un decennio - per cui è un termine che mi è sempre stato antipatico. Che poi la critica al consumismo ci sta eh, io a vedere i labubu o stronzate simili divento abbastanza feroce, però la trovo poco incisiva
@lorcon @jones @muffa @colmansmith vero. In effetti la prima volta che ho sentito parlare di decrescita è stato attraverso un architetto che fa case da decine di milioni, laureato a Oxford con fellowship ad Harvard e che al compleanno aveva invitato philippe daverio che per inciso mi è stato abbastanza sui coglioni. (Gli impaginavo un libro, all'architetto).
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@lorcon @jones @muffa @colmansmith vero. In effetti la prima volta che ho sentito parlare di decrescita è stato attraverso un architetto che fa case da decine di milioni, laureato a Oxford con fellowship ad Harvard e che al compleanno aveva invitato philippe daverio che per inciso mi è stato abbastanza sui coglioni. (Gli impaginavo un libro, all'architetto).
@lorcon @jones @muffa @colmansmith a dirla tutta, per onestà intellettuale, la critica ai sistemi di produzione non era assente, ma il punto centrale era demolire la teoria della crescita infinita e cosa avrebbe significato continuare con una crescita di pil mondiale del 3% annuo. Insomma, più che sul 'come', il focus era sul 'perché'. Da accademici ci starebbe anche, essendo il 'come' materia spaventosamente politica. Di critiche al consumismo (quella c'è l'ho messa io) non mi ricordo e neanche di quell'ecologismo alla Grillo che avrei conosciuto di lì a poco.
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@lorcon @jones @muffa @colmansmith a dirla tutta, per onestà intellettuale, la critica ai sistemi di produzione non era assente, ma il punto centrale era demolire la teoria della crescita infinita e cosa avrebbe significato continuare con una crescita di pil mondiale del 3% annuo. Insomma, più che sul 'come', il focus era sul 'perché'. Da accademici ci starebbe anche, essendo il 'come' materia spaventosamente politica. Di critiche al consumismo (quella c'è l'ho messa io) non mi ricordo e neanche di quell'ecologismo alla Grillo che avrei conosciuto di lì a poco.
@d10c4n3 @lorcon @jones @muffa la teoria della decrescita ha avuto grandi meriti in un periodo nel quale il marxismo era fermo allo sviluppismo furioso. Poi ha anche i suoi limiti ovviamente quando diventa un riformismo utopico o una copertura del capitalismo (come hanno fatto i 5stelle in Italia). Ecco non ne farei una macchietta però, visto la situazione in cui ci troviamo, pure Latouche per esempio è un autore interessante