@francescotoniolo forse il primo passo potrebbe essere creare (e curare) una piccola comunità lontana dalle dinamiche dei social. Poi, le varie comunità possono iniziare a interagire e collaborare. Non è nulla di immediato, ma è un inizio.

ricciotto@livellosegreto.it
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Domanda molto da Livellosegreto: è *davvero* possibile abbandonare i social, se si è liberi professionisti? -
Domanda molto da Livellosegreto: è *davvero* possibile abbandonare i social, se si è liberi professionisti?@francescotoniolo il fatto che alcuni lavori non possano sopravvivere senza pagare il pizzo alle multinazionali dei social è devastante. E sbagliatissimo. Pensare in piccolo vuol dire anche cercare strade diverse. Fuori dai soliti circuiti e lontane dal pubblico di massa. Per alcune attività è più facile, per altre è quasi impossibile.
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Domanda molto da Livellosegreto: è *davvero* possibile abbandonare i social, se si è liberi professionisti?@francescotoniolo Il problema è che il lavoro si è spostato sempre di più verso dinamiche sociali globali, rendendo i social quasi indispensabili in un mondo di tasse altissime e di diritti ridotti all'osso. La presenza di milioni di posti dove mangiare o dove dormire (soprattutto nelle città in cui il turismo viene spinto all'estremo) crea una concorrenza tale da rendere impossibile il distacco dai social. Vale anche per YouTube. Il mercato è tutt'altro che "libero", ecco. Pensiamo in piccolo.
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Domanda molto da Livellosegreto: è *davvero* possibile abbandonare i social, se si è liberi professionisti?@francescotoniolo dipende da quanto reputi necessario il concetto di fare impresa a livello globale. I social rendono il mondo più grande, amplificando notevolmente anche la puzza di merda. Tornando a pensare in piccolo, i social non servono. Certo, magari non si cambia più il telefono ogni settimana, ma c'è chi lo considera un bene. Il problema, in sostanza, è più legato alle aspettative, che alla effettiva necessità dei social commerciali.